Dal punto di vista editoriale, si tratterebbe di un prodotto marginale: la riesumazione di un vecchio adattamento che Albert Camus fece di un dramma di Pedro Calderón de la Barca, uno dei suoi più violenti e meno noti, La devozione alla croce (Diabasis, pagg. 110, euro 12,50: a cura di Lorenzo Chiuchiù). Libro ben curato, con una paginetta nella quale Camus spiega le ragioni del proprio avvicinamento a Calderón, e con un testo che sembra fatto apposta per essere letto tra virgolette, come metatesto – tanto che l'editore promuove ad autore Camus, declassando Calderón a semplice fornitore di materiale.
La realtà è che qui nessun dispositivo metatestuale viene prodotto, e che se mai si ha l'attestarsi di un'adesione – imprevedibile a chi di Camus conosca solo le opere più famose (Lo straniero, La peste, Caligola ecc.) – del grande scrittore francese a una delle poetiche più impresentabili, più folli di tutta la storia della letteratura.
Rigettando il ''saggio'' Brecht e abbracciando il ''folle'' Calderón, Camus definisce il proprio deciso controcanto in una modernità che, soprattutto in Francia, già in quegli anni (1953) si voleva monocorde nei suoi dubbi (sulla fede) e nelle sue certezze (la gauche).
Pochi testi come La devozione alla croce – storia di due animali che l'ingiustizia subita tramuta in mostri criminali, deputati però a rappresentare davanti al mondo la stirpe dei Salvati – uniscono in modo del tutto insolubile orrore, sensualità, purità, passione, torbidezza, grazia, crimine, bellezza, pazienza. Chi, scioccamente, identificasse il cattolicesimo con la sessuofobia qui è servito. Un uomo si presenta sulla scena uccidendone un altro e poi trasportandone il corpo morente a un confessionale. Quest'uomo diventerà brigante o assassino, e violerà un convento per possedere la donna che ama. Ma sull'orlo del godimento fugge, vedendo inciso sul seno di lei (che è, in realtà, sua sorella) il segno della croce. Alla fine, ucciso, viene sepolto, ma l'arrivo del suo confessore fa risollevare il suo cadavere affinchè all'anima non manchi il conforto del perdono. Dopo di che, ricade senza vita.
Quale scrittore oserebbe, oggi, devastare le sue pagine con un simile fuoco? Ma Calderón va oltre, non estromettendo dal potere della Grazia alcuna ignominia. Tutto è grazia: questa era la risposta cristiana al nichilismo che interessava a Camus. Non discorsi, ma questa benedetta follia.
Leggete questo libro, nutritevi del santo ribrezzo che susciterà in voi: vi servirà a combattere il cancro dei buoni sentimenti.

Luca Doninelli